Famiglia ROSSI


ROSSETTI, ROSSINI

ROSSI, ROSSETTI, ROSSINI: probabilmente, questo cognome deriva dalla caratteristica colorazione dei capelli o della carnagione della famiglia originaria; già presso i romani questa caratteristica aveva originato il cognomen latino Rossius. La diffusione dei capelli rossi nelle popolazioni celtiche preromane era notevole e anche presso i latini troviamo molti personaggi con i capelli di questo colore, uno per tutti il famosissimo Silla, quello del celebre antagonismo con il pluriconsole romano Mario. La famiglia Rossi è documenta già nel 1300 a San Secondo: “San Secondo è un importante centro agricolo (m 38, ab. 4804) di antiche origini, documentato con il toponimo di “Sancti Secondi” in un diploma di re Arnolfo dell'anno 894 che lo annovera tra i possedimenti del Capitolo della Cattedrale di Parma, cui rimase fino al 1365, quando il vescovo Ugolino Rossi concesse il feudo al nipote. Da allora fino al 1817 fu feudo e residenza ufficiale dei conti e marchesi Rossi. Le nozze celebrate nel 1523 fra Pietro Maria III Rossi e Camilla Gonzaga sono ancora oggi rievocate nel palio delle contrade, che si tiene ogni anno durante la prima domenica di giugno con cortei in costume e ricostruzioni storiche”. Nei libri di battesimo si trova questa famiglia molto confusa con la famiglia Lombardi, motivo che i Rossi venivano dalla Lombardia, e perciò si trovano dei nomi con il cognome Lombardo, aggiunto a del Rosso es. Lombardi Attilio del Rosso. Il primo Rossi registrato nei libri di battesimo della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Lazzarino di Lorenzo da Palanzana, battezzato il 13 Gennaio 1569. La famiglia Rossi “Fradano” Questo cognome , assunto per antonomasia come il più rappresentativo in Italia, è abbastanza diffuso anche nel nostro territorio comunale. In questo capitolo esamineremo la storia del ceppo soprannominato “Fradano”, proveniente dalla località collinare “Il Tofo” nei pressi della frazione di Caprignano. Tale zona, al tempo cui ci riferiamo, era abitata da una decina di famiglie assai numerose, costituenti una vera comunità autosufficiente. Il luogo era molto noto per l'esistenza dell'unica presa d'acqua che serviva l'intero capoluogo castelnovese, attraverso la rete idrica che successivamente verrà prolungata fino alla proprietà di Tognoni (il Generale), sulla zona alta di Montecchio. Le favorevoli condizioni climatiche e del terreno, permettevano la coltivazione intensiva di frutta (ciliegie, pesche, mele cotogne e dolcissimi “pomi rodei”, fichi “fioroni”), verdura (cipolle e cipolline in quantità tali da sopperire ai bisogni dell'intera vallata). Non mancava il bestiame, specie quello per la produzione del latte: questo veniva raccolto da un lattaio che quotidianamente si presentava in questa contrada col proprio mulo, preannunciato con un allegro suono di campanelli; il carico veniva poi convogliato nella sottostante centrale di “Mason”. I canti dei galli e il ripetuto “cocodè” delle galline, denunciavano, col grugnire dei maiali, l'esistenza di molti animali da cortile. In inverno tutta la comunità collaborava nell'abbondante raccolta delle olive e, nelle fredde sere si riuniva a veglia nei “canici” durante l'essicazione delle buone “carpanesi” copiosamente offerte dal bosco; la successiva molitura veniva eseguita “dal Moro” detto “Pistòn”, in un mulino di pietra alimentato dall'acqua del torrente Isolone. La famiglia Rossi dei “Fradano”, apparteneva a quella laboriosa comunità fin dal 1800, e Giuseppe Rossi, nato nel 1878, rappresenta l'iniziatore della storia che vogliamo raccontare. Giuseppe aveva fratelli e fratellastri in quanto suo padre si era sposato due volte. Egli prende in moglie una certa Musetti Annunziata, “emigrando” al paese di lei, cioè a Caprignano, nella zona attualmente occupata dalla “Casetta rosa”. Lì continua a fare l'agricoltore spostandosi dopo poco ai “Pradetti”, un luogo situato a metà strada fra Castelnuovo paese e “Ca' della vacca”, come mezzadro di certi signori castelnovesi. L'abbondanza di acqua e la fertilità del terreno gli consentono di sviluppare una coltivazione intensiva di olivi, ortaggi, frutta e viti, coadiuvato in tale compito dalla numerosa figliolanza (quattro maschi e due femmine): Carlo, primogenito nato nel 1905, Annibale (1908), Pietro (1912), Venanzio (1915), Assunta (detta Santina) e Aida. Mentre tre fratelli si trasferiscono a Vezzano Ligure col padre Giuseppe e le sorelle, soltanto Carlo, avendo sposato Ida Pastorini della zona dei “Pradetti”, rimane in loco, cambiando tuttavia la propria attività lavorativa. Infatti dall'anno 1932 trova occupazione presso le miniere di Colombiera in qualità di minatore sotterraneo. Essendosi ammalato di bronchite, passa ad occupazioni esterne nel reparto carpenteria in legno, col compito di preparare i ponteggi, chiamati “quadri”, per l'armatura delle gallerie. L'anno precedente gli era nato il primogenito Umberto (più noto in seguito come Bertino) a cui seguiranno, con scadenza pressoché biennale, gli altri figli maschi: Mimo nel 1933, Giorgio nel 1935, Franco nel 1938, nati questi ultimi in località “Casa Bacò”. Papà Carlo lavorerà in miniera fino al 1942, fortunatamente esonerato dal richiamo in guerra allora in corso, grazie ai benefici di legge di cui godevano i lavoratori delle miniere. Dal 1938 al 1948 la famiglia Rossi, accresciuta anche dalla presenza dei nonni e delle zie materne, fu mezzadra dei Tognoni (famiglia del Generale) che aveva dato loro l'opportunità di traslocare nella tenuta di via Montefrancio. Carlo muore a 73 anni (nel 1978) in seguito ad incidente stradale, lasciando vedova la moglie Italia che si spegnerà nel 1991. I figli si distingueranno soprattutto nell'artigianato edile, dove hanno lasciato ampia e diffusa testimonianza da Castelnuovo a Ponzano, da S. Stefano fino ad Arcola e Lerici. Bertino inizia l'attività lavorativa in edilizia dall'età di 15 anni, dapprima come dipendente della ditta Luigini Bruno della Serra di Lerici, svolgendo il mestiere soprattutto a Sarzana per il notevole lavoro di ricostruzione dopo i disastri provocati dal conflitto mondiale appena terminato. Sposatosi con Carla Segnani, emigra temporaneamente in Svizzera, costruendo poi, al rientro in patria, l'attuale casa di abitazione. Entra quindi in società con i fratelli e con Tacconi Giuseppe, iniziando una attività molto intensa, sempre nel campo edile, che darà molto prestigio a queste famiglie. Dalla moglie ha avuto Stefano nel 1957, il quale, dopo la maturità scientifica ed una breve esperienza universitaria, ha aperto una attività commerciale, avviando un importante emporio a Colombiera, in un edificio profondamente ristrutturato, oggi gestito soprattutto dalla moglie Patrizia Domenichini. Ha una figlia, Alessia, prossima geometra. L'altro figlio di Bertino, Gabriele, è guardia giurata ed ha un figlio, Giacomo, di nove anni nato dal matrimonio con Gerali Fiorenza. Mimo, secondogenito di Carlo, è nato nel 1933 e, come il fratello maggiore, inizia l'esperienza lavorativa a 15 anni in qualità di operaio presso l'Arsenale di La Spezia, per poi entrare nel 1955 nel settore dell'edilizia, fondando, con i fratelli Bertino e Giorgio, la società che porta il suo nome. Il 1955 vedrà la chiusura della ditta Rossi Mimo ed il pensionamento del suo titolare. Mimo, sposatosi nel 1960 con Patusi Ivana ha due figli: Francesco e Massimo. Francesco, dopo aver conseguito il diploma di perito elettronico, ottiene quello di stilista a Firenze: ciò lo avvia al commercio di articoli di moda maschile e femminile con l'apertura di una boutique presso il centro commerciale di Molicciara. Per un certo periodo svolge l'attività di agente immobiliare. Attualmente, risvegliandosi in lui l'antica passione per lo studio, frequenta con successo l'ultimo anno per il conseguimento del diploma di geometra. Il fratello Massimo è laureato in ingegneria informatica; ha sposato recentemente Spagnoli Marzia ingegnere edile, (laureata con 110 e lode) la quale lavora presso l'A.R.T.E. (Azienda Regionale Territoriale per l'Edilizia) ex I.A.C.P. di La Spezia. Il terzogenito di Carlo, Giorgio, ha avuto una esistenza segnata da tristi avversità. Dotato di particolari abilità artigianali, è stato sempre chiamato ad eseguire delicati lavori di muratura, specie nelle rifiniture. Sposatosi con Fabiani Angela che lo ha lasciato prematuramente vedovo, ha avuto un figlio, Maurizio, oggi ragioniere presso una ditta di abrasivi di Ponzano Magra e padre del piccolo Giorgio. Giorgio Rossi è venuto a mancare nel 2002 dopo una lunga malattia, lasciando ricordi molto vivi in tutta la popolazione castelnovese che ha riconosciuto in lui un valido esempio di generosità, di correttezza e di simpatia. Chiudiamo questa carrellata sulla famiglia Rossi ricordando l'ultimogenito dei coniugi Carlo e Aida: Franco nato nel 1938. Egli ha seguito un percorso lavorativo del tutto diverso da quello dei fratelli, occupandosi soprattutto di mobili e del relativo arredamento. Sposatosi con Tognoni Eriberta, ha avuto due figli: Marina scomparsa prematuramente e Michele, funzionario del Ministero della Difesa.

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