Famiglia PONZANELLI


PONZELLI, PONZI, PONZIO

PONZANELLI, PONZELLI, PONZI, PONZIO: potrebbe derivare dal nomen latino “Pontius” reso famoso da Ponzio Pilato; oppure dal greco “pontòs”.Il nome divenne famoso in epoca medioevale con il culto di San Ponziano, papa dal 230 al 235, morto martire a Tavolara in Sardegna. Il nome di questa famiglia è diffuso in tutto il castelnovese, e deriva molto probabilmente da quello del paese, Ponzanello di Fosdinovo, da cui hanno preso origine i vari rami. Il primo Ponzanelli registrato a Castelnuovo risulta essere Lorenzo di Paolo da Ponzanelli, coniugato l’ 11 luglio 1596 a cui segue la figlia Maria, battezzata il 16 marzo 1597. Famiglia Ponzanelli Enea (Enrico d'Arone) In questo capitolo esamineremo la stirpe che fa capo ad Augusto Ponzanelli nato nel 1866. Questo personaggio si trasferisce con la moglie Albina Luciani ed i figli, dapprima a Palvotrisia, ed in un secondo tempo a Luni in località “San Pero” per condurvi a mezzadria alcune proprietà dei Fabbricotti di Carrara. Una figlia di Augusto, Amalia, va a servizio presso Ettore Baracchini, grosso industriale dolciario e titolare dell'omonimo biscottificio a Sarzana, divenendone più tardi la moglie. Alla morte di lui, non avendo avuto figli, resta l'unica erede delle fortune finanziarie e patrimoniali del marito, utilizzando le quali acquisisce, e poi divide con i propri fratelli (Enrico, Corrado, Virgilio, Elide e Nello), i beni terrieri condotti a mezzadria. Enrico, a differenza dei propri congiunti, abbandona il lavoro di contadino, per dedicarsi a quello di cavatore. Viene a contatto con quella realtà resa ancor più dura dai pesanti contratti imposti dalla classe padronale. La grande distanza che separa i bacini marmiferi di Carrara dall'abitazione di Luni gli rendono assai gravoso il trasferimento quotidiano per raggiungere il luogo di lavoro, consigliandolo di dormire, almeno nelle notti della bella stagione, dentro le gallerie o negli anfratti della montagna ritenuti più idonei. A causa di questa abitudine viene soprannominato, dai compagni, “Enrico d'Arone”, con palese riferimento al famoso Aronte citato da Dante nella Divina Commedia: nomignolo che lo accompagnerà per tutta la vita, con una forza di individuazione maggiore della stessa identità anagrafica. Enrico, di forte spirito libertario, aderisce agli ideali anarchici assai diffusi in quel tempo in tutta l'area carrarina, divenendo amico e acceso sostenitore di Alberto Meschi, leader del movimento anarchico. Il suo rigore morale e la chiarezza del messaggio politico manifestato in pubblici comizi e attraverso articoli sui quotidiani più in voga, gli accattivano la stima e il rispetto degli avversari politici, e la crescente simpatia di folle di lavoratori. Con la sua opera di lucida ed energica mediazione sindacale riesce, nel 1946, a far riottenere ai minatori della Società Mineraria di Luni le 6 ore di lavoro al giorno già ottenute nel 1919 e poi abrogate dal fascismo, meritandosi la riconoscenza di un gran numero di famiglie. A Castelnuovo Magra si attiverà con successo per la edificazione della stele marmorea in Colombiera eretta in ricordo dei minatori deceduti nel 1945; e successivamente per la realizzazione della lapide marmorea che verrà posta dal Comune in località Caprignano, in memoria dei partigiani caduti durante la guerra di liberazione. Nel 1935 dopo la prematura morte della moglie avvenuta a seguito del parto, aveva abbandonato il lavoro di cavatore per meglio accudire i tre figli Enea, Nilla e Amos (Nillo) e non lasciarli abbandonati a se stessi durante le sue lunghe assenze per gli impegni in cava. Ma non aveva abbandonato, né abbandonerà mai, la propria fede politica di strenuo difensore dei diritti dei lavoratori, fede che troverà la massima concretizzazione nel compito da lui assunto di segretario della Camera del Lavoro della C.G.I.L.. Per essere più vicino alla famiglia aveva aperto un negozio di barbiere a Ponte Bettigna dove, ascoltando le confidenze dei vari clienti, aveva modo di venire a conoscenza delle numerose occasioni di compravendita di beni immobiliari della zona. Questa circostanza gli suggerisce a poco a poco l'idea di dedicarsi all'attività di mediatore, compito che intraprenderà in maniera ufficiale e continuativa a partire dal 1950 e che condurrà per tutta la vita, fino al 1972. Il rigore già manifestato nell'esperienza di sindacalista, l'affidabilità e le buone intuizioni commerciali, gli fanno crescere sempre più la fiducia e la stima da parte dei clienti, rendendolo, nel campo della mediazione, il leader locale. A tale sua opera sono da ascrivere le vendite dei terreni lottizzati dalla organizzazione milanese O.R.C. (Organizzazione Rocco Cerreti) verso la fine degli anni '50 presso le Colline del Sole, e più tardi quelli dell'area di Luni Mare, senza sottovalutare la capillare opera di transazione diffusa in tutto il castelnovese e nelle aree circostanti. Chi non lo ricorda percorrere a piedi le nostre strade, con un contegno apparentemente schivo nella sua figura minuta e asciutta, oppure più tardi, alla guida del suo scoppiettante “guzzino” rosso, quasi unica figura del genere nel nostro comprensorio? Per colmo di sventura sarà proprio questo suo fedele mezzo di trasporto a tradirlo in un infausto giorno, coinvolgendolo in un banale incidente stradale che lo porterà a morire a 85 anni, nel 1972. Non possiamo sottacere altri meriti di questo lavoratore che, sposatosi in seconde nozze con Elide Cecchinelli, aveva tramandato ai figli Silvano e Naide, nati da questo matrimonio, quel patrimonio di onestà già lasciato ai precedenti figli. Infatti durante la seconda guerra mondiale si era impegnato a mantenere attive il più a lungo possibile le Fornaci Filippi, i cui proprietari, a conflitto terminato, assumeranno in segno di riconoscenza il figlio Silvano, dopo adeguata preparazione fatta avvenire presso le fornaci Marchesi e Pagano di Parma. Silvano, nato nel 1935, frequenta il liceo classico di Sarzana che però non riesce a terminare a causa di sopraggiunti obblighi militari. Dopo la suddetta preparazione a Parma viene assunto presso lo stabilimento Filippi, dapprima come capo del personale degli addetti ai forni, ed in seguito (dal 1965 al 1982) come capo fabbrica. Dopo la chiusura delle fornaci si trasferisce a Tarsia (Cosenza) in una grossa fabbrica di laterizi, con la mansione di capo fabbrica. Vi rimane per circa due anni, per rientrare in terra spezzina dove assume la funzione di capo cantiere nell'impresa “Agnese S.p.A.”, a quel tempo impegnata nella costruzione della diga foranea di La Spezia, e di altre aree come quella di Marina di Massa, Deiva e Tellaro, utilizzando i materiali rocciosi asportati dal Monte Parodi. Silvano si ritira dal lavoro nel 1996 avendo raggiunto l'età della pensione. Abituato, nell'atmosfera vissuta in famiglia, a dare ascolto ai bisogni del prossimo, si prodiga fin dal 1974 come allenatore per i ragazzi della scuola calcio, attività che svolge tuttora con entusiasmo. Sposato dal 1962 con Freccia Amba (discendente da un ramo del famoso Freccia scultore di cui parliamo nel relativo capitolo) ha due figli: Francesca impiegata in un grosso supermercato locale, e Lorenzo, oggi a Boston manager della STM, affiliata della General Eletric, dopo aver conseguito, col punteggio di 110 e lode, la laurea in ingegneria elettronica. Il fratello di primo letto Amos (Nillo), nato nel 1926, è stato per molti anni impiegato presso l'ufficio del dazio a Castelnuovo Magra, gestito da Mignani. In seguito, dagli inizi degli anni '50, ha diretto tale ufficio a Sesta Godano dove si è sposato con l'insegnante elementare Lea Scalzini, e dove ha occasione - a seguito di un incidente stradale che lo impedisce a svolgere appieno il proprio compito di daziere - di richiamare il fratello Silvano, allora studente liceale , il quale conserverà sempre un caro ricordo di tale esperienza lavorativa. Dopo la soppressione degli uffici del dazio, Nillo trova impiego a La Spezia dove ritiene opportuno trasferirsi con la famiglia. Ha 5 figli: Patrizio (architetto), Patrizia (maestra elementare e di musica), Alessandro (insegnante), Flavia e Francesco. Un particolare ricordo va riservato ad Enea, nato nel 1913, primo figlio maschio di Enrico “d'Arone”. Enea è stato una figura molto conosciuta anche oltre i confini del nostro territorio, grazie ai suoi molteplici impegni non soltanto professionali (legati alla lunga attività presso il Comando In Capo della Marina Militare), ma anche, ed in particolar modo, attinenti alla cultura politica. Nei primi anni del dopo-guerra, nello specifico dal 1950 al 1960, ha frequentato i corsi di preparazione politica organizzati dal Movimento Federalista Europeo - presieduti da Altiero Spinelli - ricoprendo in seguito la carica di segretario del M.F.E. di Castelnuovo Magra e, dal 1955, della sezione provinciale. Si è manifestato un attivo difensore dei diritti dei lavoratori pubblicando importanti articoli su “il Cavatore”, su “Il Tirreno” e su “La Nazione” dei quali ultimi quotidiani è stato corrispondente rispettivamente dall'anno 1954 e dall'anno 1958. Ovunque gli è stata riconosciuta una grande sensibilità d'animo e una marcata signorilità di comportamento. Ha partecipato a molti concorsi letterari conseguendo diplomi, onorificenze, attestati e premi non soltanto in ambito nazionale. Fra i tanti ricordiamo quello attribuitogli dall'International Istitute of Arts and Letters (Ginevra 1964); dal Free World International Academy (Michigan U.S.A. 1969); dall'Accademia Tiberina (Roma 1973). Desideriamo ancora ricordare che Enea, raggiunta l'età della pensione, ha frequentato con successo i corsi di studio presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara, superando gli esami di maturità. Ha pure conseguito con passione i corsi universitari presso la facoltà di lettere dell'Università di Pisa. Sposatosi nel 1941 con Morachioli Giovanna, è venuto a mancare nel 1994,lasciando in eredità ai figli Enrico, Paolo e Onis un grande patrimonio di virtù morali e civili. Enrico, primogenito, è deceduto prematuramente a Torino. Si è distinto nel campo del restauro edilizio per interni. Nel 1949 era nato Paolo, oggi imprenditore nel settore trasporti, e che ha manifestato molteplici interessi, fra i quali ricordiamo quello del volo, in cui ha conseguito il brevetto di pilota. Anche nel campo della musica ha conseguito apprezzabili risultati. Dal padre Enea ha ereditato lo spirito dell'impegno sociale già tramandato dal nonno Enrico “d'Arone”, e che lo vede ormai da molti anni instancabile organizzatore delle attività parrocchiali di Molicciara. Fa parte del consiglio vicariale del territorio. L'ultimogenito Onis è nato nel 1956. Si è laureato a pieni voti con lode in architettura presso l'università di Firenze, discutendo la tesi assai interessante per il nostro territorio, dal titolo “Ipotesi di un sistema integrato per la bassa Val di Magra”. Ha ricoperto importanti incarichi quali la titolarità dell'assessorato all'ambiente e ai lavori pubblici presso il comune di Castelnuovo Magra negli anni 1992-'93. Oggi opera nel settore edile nelle zone di Lucca e di Firenze. Famiglia Ponzanelli (i “Tachela”) Le notizie che abbiamo potuto raccogliere dalla quasi novantenne Osvalda Ponzanelli su questa famiglia castelnovese, ci rimandano a Pietro (nato nel 1857 ) e da lei conosciuto quando era bambina. Pietro lavorava presso le cave di Carrara insieme col padre di Enrico d'Arone (vedi capitolo a parte) in compagnia del quale rientrava a casa soltanto a fine settimana. Le rispettive mogli, molto amiche anche loro, si trovarono nella curiosa circostanza di partorire nel medesimo giorno un maschietto ciascuna. Si racconta che i due neonati vennero posti nella stessa culla e le puerpere chiesero ai rispettivi mariti di indovinare quale dei due fosse il proprio figlio. La “voce del sangue” non venne tradita e ciascun padre additò il proprio bambino. Giuseppe, il figlio nato da tale matrimonio, resta orfano di madre e il padre, sposandosi in seconde nozze, ha due altri figli: Attilia ed Enrico. Giuseppe inizia l'attività lavorativa fin da ragazzino. Infatti già a 11 anni si “guadagna il pane” presso le locali fornaci Filippi dove svolge vari servizi come ragazzo “tutto fare”. A poco a poco, attraverso varie esperienze di lavoro, matura le proprie capacità acquisendo buone conoscenze sulla qualità dell'argilla reperita in loco, sulle tecniche di formatura dei manufatti e sulle relative modalità di cottura. Nel 1909 si sposa con Lombardi Aurelia dalla quale nel 1910 nasce Elia. Durante la prima guerra mondiale viene richiamato al fronte nel corpo degli alpini e nel 1916 nasce la figlia Osvalda. Ferito ad un ginocchio, viene congedato come invalido di guerra. Rientra nella fabbrica di laterizi dove gli vengono assegnati incarichi sempre più impegnativi fino a quello di guardiano dello stabilimento. Così gli viene assegnato l'alloggio di servizio dove si trasferisce con la moglie Aurelia la quale, nel 1922 dà alla luce due gemelli: ad essi vengono imposti i nomi Romolo e Remo. Giuseppe Ponzanelli riceverà la medaglia d'oro per meriti di lavoro e ricoprirà anche la funzione di giurato presso il tribunale di La Spezia. Si presenterà in aula vestito di tutto punto, col colletto della camicia perfettamente inamidato e con aspetto fiero (date le circostanze), tale da provocare negli amici l'affettuosa frase “Ecco Tachela col colletto di piopella!” Il figlio Romolo purtroppo viene a mancare all'età di appena 17 anni, colpito da una grave malattia interna. Remo, dopo aver completato gli studi presso l'”Avviamento” di Sarzana, presta servizio militare di leva a Bologna: Nel capoluogo emiliano conosce Walmen Degli Esposti con la quale si sposa prendendo alloggio in via della Pace. Nel 1947 nasce la figlia Grazia alla quale seguirà Dea nel 1951. Remo viene assunto presso l'Arsenale Militare di La Spezia nel reparto analisi chimiche. Inizia la carriera sindacale divenendo ben presto segretario provinciale della U.I.L. Difesa. In un secondo tempo assume la carica di segretario nazionale prendendo dimora a Roma, continuando a mantenere il lavoro presso il laboratorio di analisi chimica e rientrando periodicamente in famiglia a Castelnuovo Magra. Ha ricoperto inoltre la carica di Consigliere Comunale con grande serietà e competenza. E' deceduto nel 1986 in seguito ad una malattia incurabile. Desideriamo chiudere queste brevi informazioni sulla famiglia Ponzanelli ricordando che Osvalda, sorella di Remo, oggi quasi novantenne e vivente in via della Pace, è annoverata fra i benefattori che hanno contribuito alla costruzione della chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Molicciara, ed il suo nome compare accanto ad altri sotto la “prima pietra” posta ai piedi dell'Altare. Famiglia Ponzanelli Attilio (segretario e consigliere comunale D.C.) Questa famiglia originaria della campagna castelnovese, andò a stabilirsi nel capoluogo dove, sul finire del XX secolo, incontriamo tre fratelli di cui due maschi: Attilio e Armando. Il primo faceva il mestiere di muratore ed aveva avuto due figli: Armando nel 1899 ed Augusto nel 1902. Essi, rimasti molto presto orfani del padre, vennero assistiti dal curato del paese che ne affidò la crescita e l'istruzione ad un istituto religioso di Soliera, mentre la madre venne assunta in parrocchia come perpetua. I due fratelli furono avviati al mestiere di sarto e contemporaneamente istruiti all'arte della musica in cui Armando mostrò subito spiccate doti e capacità, tanto che, ormai giovinotto al rientro al proprio paese, creò la banda musicale, istruendovi gli allievi e assumendo poi la direzione della medesima. Abile organista accompagnava le liturgie sacre sia nella Chiesa di S. Maria Maddalena, sia nella sottostante Chiesa dei Bianchi. Dotato di buone qualità di compositore scrisse alcuni brani liturgici fra cui, molto apprezzate, due cantate per il Natale, un'Ave Maria ed alcuni pezzi per violino solo. Alla “sua” banda musicale che tanto amava, fece raggiungere buoni traguardi. Era anche molto sensibile all'arte teatrale e ben presto divenne l'anima della compagnia “Giacosa” di Castelnuovo Magra, sviluppatasi fin dai primi anni del 1900, e nella quale compariva come uno dei principali attori. A tale riguardo, ricordiamo che possedeva anche buone capacità di regia, ed ebbe il merito di far eseguire a Castelnuovo due operette, mettendo insieme attori e musicisti da lui stesso istruiti. Armando Ponzanelli andò sposo a Maria Perfetti la quale gli diede due figli: Attilio e Germano. Attilio Ponzanelli è nato a Castelnuovo nel 1920; dopo il conseguimento del diploma magistrale a Carrara venne richiamato agli obblighi militari di leva dove divenne sottotenente di fanteria. Nel corso della IIº guerra mondiale rimase coinvolto nello sbarco degli Alleati in Sicilia, nel luglio del 1943. Rimasto prigioniero, venne internato in un campo di concentramento in Africa. Ai disagi e alle sofferenze legati al lungo periodo di prigionia se ne aggiunsero altri e molto più gravi al suo rientro a casa, dopo la fine del conflitto. Infatti trovò la famiglia distrutta, a seguito della morte del padre Armando e del fratello Germano, uccisi dai partigiani dopo essere stati catturati poco tempo prima del famoso rastrellamento del novembre 1944. Si dedicò all'insegnamento ottenendo la cattedra presso le scuole elementari di Castelnuovo capoluogo, svolgendo contemporaneamente intensa attività politica nel partito della Democrazia Cristiana, fondandone anche la locale segreteria politica . Abile ed appassionato oratore sostenne difficili comizi in tutta la provincia spezzina. Aveva anche ricoperto l'incarico di presidente dell'Ospedale Civile di La Spezia. Gli impegni politici lo indussero in un secondo tempo a ritirarsi dall'insegnamento. Ben presto tuttavia interruppe la carriera politica che lo stava portando molto in alto, infatti nel 1976, colpito da grave malattia, si spense nel pieno vigore degli anni. Ha lasciato un buon ricordo, per i suoi proficui impegni non solo scolastici e politici, ma anche in quelli della musica, essendo stato per molti anni organista della chiesa di S. Maria Maddalena, dove ne istruiva e dirigeva anche la cantoria. Nel 1947 si era sposato con Luciana Toffi ex compagna di scuola, dalla quale ha avuto un figlio, di nome Armando come il nonno, deceduto in giovane età. Germano era nato nel 1923: giovane dotato di vivace intelligenza, aveva conseguito la maturità classica col massimo dei voti, continuando poi con pari successo negli studi universitari presso la facoltà di lettere, purtroppo interrotti per sopraggiunti obblighi militari di leva. Nel 1944, trovandosi impegnato nella R.S.I. a Rivoli (TO), avverte i grandi pericoli connessi con le vicende politiche e militari in cui è coinvolto anche il nostro territorio; scrive una appassionata lettera ai genitori, pregandoli di tenersi pronti per una eventuale imminente emigrazione al nord. Durante una sua licenza ottenuta per provvedere al trasferimento della famiglia altrove, viene catturato, insieme col padre Armando, da un gruppo di partigiani che giustiziano ambedue sulle colline castelnovesi. Dal padre aveva ereditato la grande passione per la musica e come il padre svolgeva l'attività di organista nella chiesa di Castelnuovo. Era abilissimo nel suonare qualsiasi strumento della banda musicale a cui apparteneva, prediligendo il clarinetto. Dotato di buone capacità nell'esporre per iscritto il proprio pensiero, spesso componeva articoli che venivano pubblicati su giornali regionali.

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