Famiglia PETACCHI


PETACCO, PETACO

PETACCHI, PETACCO, PETACO: varianti del nome “Petri” (il nome è Kephâs, dall'aramaico e giudaico “Kefâ”, tradotto in greco con “Pétros” e poi in latino con “Petrus”, “pietra, roccia”). Il primo Petacchi registrato nei libri di matrimonio della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Petacco Santi del fu Toni di Caprignano coniugato a Castelnuovo Magra il 29 gennaio 1623. La famiglia Petacchi Il nome di questa famiglia, insieme a quello di Castelnuovo Magra, negli ultimi tempi, è stato conosciuto ampiamente grazie ai successi sportivi raggiunti dall'ultimo discendente dei Petacchi : Alessandro, campione di ciclismo. Questi Petacchi provengono da Pulica, un paesino a metà costa fra Fosdinovo e Marciaso, immerso nei profondi silenzi dei suoi boschi di cerri e castagni. Lassù fin dal 1800 viveva la laboriosa famiglia di Remigio il quale, dalla moglie Elvira Ratti aveva avuto cinque figli: Angelo, Armando, Giulia, Anna e Lidia. Ricavavano di che vivere dai prodotti della terra di cui erano proprietari, e che coltivavano con perseveranza, in piena collaborazione, ottenendo qualche provento anche dalle carbonaie che Remigio e i due figli maschi allestivano periodicamente, vendendo poi il prodotto nei paesi vicini. Gli impianti erano dislocati in prossimità della frazione di Vallecchia, in una zona denominata “La bandita”; le cataste di carbone venivano via via chiuse dentro robusti sacchi di iuta o raccolte dentro capaci “panere” di vimini, che il paziente mulo di papà Remigio e le robuste spalle di mamma Elvira trasportavano a valle. La famiglia Petacchi si sposta in tempi successivi a Caprignano, dove nuove opportunità consentono di migliorare le condizioni di vita a tutti i suoi componenti. Infatti Armando, sposatosi con una maestra elementare, si trasferisce a La Spezia città, svolgendovi per molto tempo il lavoro di tassista. Anna, andata in moglie a un omonimo Petacchi (ma non parente) ha gestito insieme col marito, fino a pochi anni addietro, una avviata macelleria a Castelnuovo paese; il figlio Mario è veterinario a Sarzana. Angelo ha continuato ancora per molti anni l'attività paterna di contadino e di carbonaio, anche quando, raggiunta l'età più matura, trova occupazione di fornaciaio presso la fabbrica di laterizi R.D.B. di Avenza: vi si reca quotidianamente coprendo il lungo viaggio in parte a piedi, lungo le colline castelnovesi fino a Caniparola, per proseguire in bicicletta fino allo stabilimento. La giornata lavorativa è pesante in quanto al rientro serale deve provvedere alle varie occupazioni della campagna, dedicandosi anche, nella stagione opportuna, al trasporto di olive al frantoio e dei relativi prodotti della frangitura ai vari clienti. Agli inizi della seconda guerra mondiale si sposa con Aurelia Caleo che deve ben presto lasciare (appena il giorno dopo il matrimonio) perché richiamato in guerra, nel corpo cavalleria. Inviato sul fronte albanese viene fatto prigioniero, e può tornare in patria solo dopo molti anni di lontananza, e mettere su casa con i figli Renata e Lucio nati rispettivamente nel 1946 e 1948. Riprende così il servizio in fornace ad Avenza, recandovisi ogni giorno con la fedele bicicletta; ma un brutto pomeriggio, durante il rientro a casa, viene investito da una macchina in via Aurelia nei pressi della stazione ferroviaria di Luni. Il grave infortunio gli viene risarcito con una somma che gli consente di acquistare una casa in via Palvotrisia a Castelnuovo. Vi si trasferisce con la moglie ed i figli, godendo finalmente quel minimo di benessere che non aveva conosciuto a Caprignano. Renata attualmente lavora presso la Termomeccanica di La Spezia. Lucio, padre del campione Alessandro, dopo il diploma di disegnatore meccanico, trova occupazione nell'ambiente cantieristico della zona, beneficiando di molte trasferte in Italia e all'estero da parte delle varie ditte. Infatti da circa venti anni si occupa di piattaforme petrolifere in qualità di responsabile del loro assemblaggio. Sposatosi con Molinazzi Gaudilla, ha due figli: Ilaria, ragioniera presso la I.G.M. di Castelnuovo Magra, e Alessandro, nato nel 1974. Alessandro Petacchi fin da ragazzino frequenta assiduamente e con successo varie palestre, dedicandosi in particolare al nuoto e all'atletica, attività che non soltanto lo gratificano dandogli uno sviluppo fisico di tutto rispetto, ma soprattutto maturano in lui la coscienza del valore dello sport verso il quale dedicherà i suoi impegni futuri. E sarà il ciclismo che lo renderà noto in tutto il mondo. In questo sport, iniziato alla fine del 1986, copre tutte le categorie previste, iniziando dalla “categoria giovanissimi” dove vince una prima gara, avviandosi a raccogliere via via gli allori di una proficua carriera che lo porta al professionismo nel 1996. Fino ad oggi il suo “medagliere” si è arricchito di ben 56 vittorie, attraverso diversi “Giri d'Italia”, due “Tour de France” e quattro “Vuelta de Espana”. Oggi Alessandro Petacchi è l'unico corridore al mondo che nel medesimo anno abbia vinto quindici tappe nei tre grandi giri. Ha indossato due volte la maglia azzurra ai mondiali di ciclismo (nel 2000 e nel 2002). L'anno in corso lo vedrà partecipare alle olimpiadi di Atene? E' questo l'augurio che tutti noi gli rivolgiamo, orgogliosi di annoverare fra i concittadini castelnovesi un giovane che ha fatto conoscere al mondo intero il nostro paese. La famiglia Petacco (dei Mondina) Tra le famiglie aventi questo cognome esamineremo quella soprannominata “dei Mondina” che ebbe origine con Francesco nella metà del secolo XIX. Francesco ebbe molti figli i quali, pur dedicandosi ai lavori della terra, si occuparono in parte presso il locale stabilimento Filippi per la produzione di laterizi, altri presso le fornaci di Romito per la preparazione di calce. L'unico a interrompere l'attività famigliare fu Ariodante (nato nel 1909), conosciuto in tutto il comprensorio comunale come “Dante di Mondina” e che diede avvio ad una proficua attività commerciale con la compravendita di vino. Infatti dopo la prima guerra mondiale, alla quale non prese parte perché in stato di detenzione a causa di un misterioso fatto di sangue nel quale era rimasto coinvolto, prese in moglie Anna Mannucci, titolare di un negozio di alimentari, in via Carbonara, che venne ampliato a funzione di spaccio: ciò consentì ad Ariodante la redditizia vendita di vino importato dalla vicina Toscana. Lo spaccio rimarrà aperto fino agli inizi degli anni '80. Dal matrimonio erano nati Francesco nel 1913 e Ilva nel 1920. Francesco dopo il conseguimento del diploma di ragioniere a Carrara si sposa con la conterranea Orsi Maria e trova occupazione presso gli uffici delle fornaci Filippi per essere poi assunto all'I.N.P.S. di La Spezia. Va ad abitare a Sarzana in un appartamento in piazza Matteotti procuratogli dall'amico Boggi. Partecipa alla vita pubblica come dirigente dell'Unione Sportiva Sarzanese, sodalizio al quale aveva aderito precedentemente come giocatore insieme col futuro campione Turrido Marchini di Castelnuovo. Nel 1935 parte per la guerra d'Africa col grado di sottotenente di fanteria, avendo precedentemente superato il corso di allievi ufficiali di complemento a Lucca. Al suo ritorno la famigliola viene allietata dalla nascita del primogenito Ariodante (1937). Francesco riprende il lavoro all'I.N.P.S. che deve poi lasciare di nuovo per lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Infatti viene richiamato al fronte col grado di capitano partecipando alla campagna di Grecia. Con l'armistizio del '43 non aderisce alla R.S.I. volendo restare fedele compagno dei propri soldati che avevano rifiutato tale appartenenza, ma ne paga le amare conseguenze venendo internato in campo di concentramento, dapprima in Polonia e poi in Germania: la’ ha modo di conoscere due compagni di prigionia futuri personaggi famosi: Giovanni Guareschi e Lazzati il quale sarà presidente dell'Università Cattolica di Milano. Nel 1945 può finalmente riabbracciare la famiglia prostrata dal dolore anche per la recente scomparsa di due cognati, uno per l'esplosione di una mina e l'altro durante la prigionia in campo di concentramento. Riprende il lavoro presso l'I.N.P.S., estraniandosi completamente dalla vita politica, pur manifestando un orientamento verso l'area saragattiana di centro sinistra. Viene a mancare nel 1982. Il figlio Ariodante (più noto fra gli amici col nome Roberto) ha seguito gli studi classici presso il Liceo Parentucelli di Sarzana per proseguire quelli universitari a Pisa. Trascorre tutta la giovinezza a Molicciara dapprima come ospite del nonno paterno e poi presso la nonna materna, a causa di motivi logistici, risultando l'abitazione a Sarzana troppo angusta dopo la nascita delle sorelle Maria Vittoria e Giuliana. Qui ha modo di trovare una vantaggiosa occupazione che gli consente di mantenersi agli studi, presso l'organizzazione immobiliare O.R.C., per la lottizzazione delle “Colline del sole”, assumendone la direzione di vendita. Negli anni '60 entra nel Consiglio Comunale a Castelnuovo, come indipendente della D.C. Nel 1964 consegue la laurea in giurisprudenza ed inizia una nuova esperienza lavorativa presso l'I.C.A., dimettendosi nel 1968 quando viene assunto a Calambrone di Pisa come insegnate di diritto presso il locale centro addestramento professionale gestito dalla fondazione C.I.S.O. Sarebbe lungo enumerare tutti gli incarichi che ha ricoperto nei vari campi dello sport e del sindacato (a tale riguardo ricordiamo che dal 1972 al 1999 ha svolto tale attività presso la C.R. di La Spezia), espressioni dei molteplici interessi avvertiti fin dalla giovane età. Tuttavia desideriamo tracciare il profilo che meglio ha caratterizzato la sua personalità rivolta soprattutto alla letteratura e al cinema. Stimato critico letterario, da anni si è impegnato - anche attraverso i canali della televisione - a diffondere l'interesse per la lettura (già nel 1960 aveva fondato l'associazione culturale “La vetta”). Ma i suoi interessi culturali spaziano soprattutto nel campo cinematografico dove nel 1962 aveva cominciato a collaborare nel cineforum di Sarzana, fondato dagli amici Merope, Sbrana, Bottiglioni, Taravacci F., Bertone ed altri, assumendone poi la carica di presidente nel 1970. Da molti anni la sua opera di critico cinematografico viene richiesta da associazioni culturali, enti pubblici, scuole e cineclub sparsi nell'ampia zona compresa fra la Lunigiana, Carrara e La Spezia, col conseguente merito di poter diffondere la cultura cinematografica, attraverso video proiezioni, anche in piccoli centri dove non esistono più, o non sono mai esistite, sale di proiezione. Sposatosi nel 1967 con Carlini Gianna, ha due figli: Francesco e Margherita. Francesco ha conseguito la laurea in agraria a Pisa, specializzandosi in enologia presso la “Cattolica” di Piacenza. Amante come il padre del teatro, fa parte di una compagnia teatrale che riscuote lusinghieri successi. Attualmente lavora presso l'istituto di Agraria di Pisa. Margherita si è laureata in lettere con tesi sul cinema. Attualmente (talis pater …) segue un corso di specializzazione sul cinema.

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