Famiglia MENCHELLI
MENCHELLI, MENICHELLI, MENICATTI, MENICHETTI: derivazioni del nome Domenico, dal latino “Dominicus”, aggettivo derivato da dominus, "padrone", con il significato di "padronale, del padrone", ma in epoca cristiana prese il significato di "consacrato al Signore".
Il primo Menchelli registrato nei libri di battesimo della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Lazzarino di Giacomo del fu Lazzaro battezzato il 13 ottobre 1563.
Risulta presente dal 1553 Menchelli Giovanni da Castelpoggio Prete.
La grande prolificità di questa famiglia, riscontrata specie con Giuseppe Menchelli vivente già nella seconda metà dell '800, ha prodotto una certa diffusione di questo cognome che oggi ritroviamo non soltanto nella zona castelnovese, ma anche in quelle di Ortonovo e Sarzana.
Non si hanno notizie dettagliate, sull'origine di questa famiglia, ma di certo sappiamo che un certo Giovanni, nato verso la metà del 1800, nella zona fra Montefrancio e Fosdinovo, faceva il contadino, sia in proprio che a mezzadria ed aveva avuto come discendenti due femmine ed un maschio - Giuseppe - venuto alla luce nel 1881.
La nostra storia prende le mosse da quest'ultimo personaggio, sulla cui vita abbiamo raccolto testimonianze da parte del figlio Severino, abitante in via della Resistenza a Molicciara.
Veniamo così a sapere che Giuseppe si sposa nel 1910 con Morachioli Assunta di Montefrancio, con la quale va ad abitare poco lontano, in località “La Cerreta”, dove oggi sorge l'azienda agrituristica “La Valle”.
Vive con i proventi della terra, a mezzadria dei Ferrari di Castelnuovo, con l'aiuto della moglie e più tardi dei figli.
Persona, come si dice, “timorosa di Dio e dello Stato”, si dimostra pienamente osservante delle leggi che riguardano il vivere civile (era veramente “uomo dell'800”) e di quelle attinenti la vita religiosa. E così, ogni domenica mattina, si incammina su per la “montà” per recarsi alla Messa cantata presso la chiesa di S. Maria Maddalena in paese, approfittando di rivolgere qualche pensiero al buon Dio e qualche saluto agli amici. Con essi si intrattiene affabilmente scambiando quattro chiacchere sull'andamento della stagione, sulla semina o sul raccolto che la buona terra offre, o sul bestiame, fedele compagno delle fatiche quotidiane e fonte preziosa di cibo. Da Assunta ha ben quattro figli che dal primogenito Armando (1911) si susseguono con regolare scadenza biennale: Elia, Pietro, ed Eugenio (Mario).
Arriviamo al 1920 e i due sposi acquistano, sottoferrovia in via Provasco, un appezzamento di terra di mezzo ettaro circa con una minuscola abitazione di appena due stanze. Qui tutta la famiglia va ad abitare abbandonando la vecchia mezzadria.
Dal 1921 in poi nascono altri quattro figli: Silvia, Ercole, Severino e Rina.
Per far fronte ai nuovi bisogni del vivere quotidiano, la famiglia si industria a lavorare “a giornata” presso altri proprietari terrieri, mentre papà Giuseppe va anche a lavorare con la paga di una lira al giorno presso le cave di Carrara. La grande operosità accompagnata da un rigoroso regime di risparmi, consente loro di ampliare l'abitazione attrezzandola di servizi per gli animali che a poco a poco vengono acquistati: stalla, fienile, un'aia …
Tuttavia, col mutare dei tempi ed il miglioramento delle generali condizioni di vita, i componenti di questo nucleo trovano nuove occupazioni e maggiori guadagni.
Armando già a 14 anni inizia a lavorare saltuariamente a Carrara e a 17 anni entra come operaio fisso nella locale azienda del gas, rimanendovi fino all'età della pensione. Si sposa con Cecchinelli Auda divenendo padre di Walter e Giancarlo i quali oggi vivono ad Ortonovo.
Pietro a 18 anni viene assunto al deposito oli combustibili di Migliarina. Purtroppo, a seguito di una malattia infettiva che lo colpisce durante il servizio militare sul fronte Albanese, si spegne presso l'ospedale di Salerno.
Eugenio agli inizi degli anni '30 trova occupazione come fornaciaio nella fabbrica di laterizi Saudino di Sarzana; continua poi a lavorare con le stesse mansioni nella analoga fabbrica di Migliarina, dopo la chiusura di quella di Sarzana.
Ercole inizialmente prosegue nell'attività paterna di contadino, ma poi preferisce - anche in vista di guadagni più sicuri - il lavoro alle fornaci come il fratello, nello stabilimento di Cà dei Boschetti a Migliarina. Là subisce un incidente sul lavoro che lo costringe al prepensionamento.
Severino, come già avevano fatto i suoi fratelli, inizia molto presto a lavorare fuori dell'ambito domestico: infatti a 14 anni va a fare il “pastaio” da “Milio”, un piccolo laboratorio nei pressi della stazione di Luni, ma a 17 anni gli si offre la fortunata opportunità di entrare in Ferrovia.
Dapprima viene occupato a Sarzana e poi finalmente, nel 1943, a Luni.
Il trasferimento gli risulta provvidenziale, non solo per l'avvicinamento alla abitazione dei propri famigliari ai quali può dare un aiuto per le varie occupazioni nella campagna, ma anche per l'allontanamento da una zona pericolosa in cui era stato testimone di avvenimenti assai gravi connessi con i difficili momenti politici di quei tempi.
Molti anni più tardi, ed esattamente dal 1961, entra a far parte del personale viaggiante, fino all'età del pensionamento che raggiunge dopo 41 anni di ininterrotto servizio.
Sposatosi con Tomei Landa, ha due figli: Massimo e Giuseppe.
Giuseppe, direttore della confartigianato, vive a La Spezia e ha un figlio: Pietro.
Massimo, dopo il conseguimento del diploma di ragioniere, ha iniziato a lavorare in banca a Sarzana dove è impiegato fin dal 1976.
La moglie Marilena Marchini gli ha dato due figli: Giacomo, oggi ventunenne, studente universitario di economia e commercio e Giovanni frequentante il liceo scientifico.
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