Famiglia MATTIONI
MATTIONI: nome molto raro, potrebbe derivare dal nome germanico Matto o da quello basco Mattin.
Il cognome Mattioni compare ufficialmente la prima volta a Castelnuovo Magra, con Giò Maria di Giobata, battezzato il 4 dicembre 1763.
I vecchi edifici spesso “ci raccontano”, anche solo attraverso l'aspetto esterno, la loro storia: l'epoca della edificazione, il primitivo scopo della loro costruzione, il censo o comunque il potere economico, oltre che quello artistico, di chi ne ha ordinato o condotto la costruzione, e tante cose ancora che nel loro insieme ne evidenziano lo stile ed il valore .
A Castelnuovo Magra, in via Canale, poco prima della deviazione per il cimitero, esiste una casa che, se ben osservata, può “raccontarci” la sua remota e pur umile storia.
E' una casa molto allungata, un tempo chiamata “il treno”, destinata ad ospitare molte persone; presenta un solo piano fuori terra, ha i soffitti piuttosto bassi; presenta imposte abbastanza ridotte ed è affacciata su un'ampia aia in mattoni: insomma contiene elementi che nell'insieme denunciano le modeste condizioni economiche degli antichi proprietari ma fra le sue pareti custodisce la lunga storia dei Mattioni che ci accingiamo a raccontare.
I Mattioni sono originari del Piemonte, e più esattamente di quella parte delle Langhe che nei tempi passati non godeva ancora di quel benessere economico che la fama dei suoi vini e dei suoi tartufi le hanno procurato nel tempo.
Un certo Andrea Mattioni, nato nella prima metà dell'800, trova lavoro come operaio nella costruzione delle ferrovie. Grazie alle sue ottime capacità, viene inviato in trasferta nella zona di Castelnuovo Magra per dirigervi, come capo operaio, i lavori della costruenda strada ferrata.
Se da un lato, in virtù del proprio mestiere, deve stare molto vigile durante il passaggio dei treni, adoperando tempestivamente segnali visivi o ancor meglio acustici, non viene meno - durante i momenti di riposo - al piacere di osservare le bellezze femminili che popolavano il paese, ponendo un giorno gli occhi sulla giovane Rosa di Canale di cui si invaghisce e che porterà all'altare. A nulla valgono i richiami dalle lontane Langhe, e i due sposi prendono dimora a Castelnuovo.
Con grande sacrifici costruiscono la prima parte dell'edificio di cui abbiamo parlato sopra, consistente in due stanze appena bastanti per scaldare la loro semplice esistenza quotidiana. Nel 1850 nasce Carlo. Su questo figlio, che sarà poi l'unico, i genitori ripongono tutto il loro affetto e le loro aspettative, d'altronde ben meritate grazie al buon temperamento di questo bambino e alla sua già evidente intelligenza,
la quale gli consente di frequentare la
classe VI presso le scuole di Sarzana.
Carlo non tiene per sé quel piccolo patrimonio di cultura che piano piano va acquistando, ma, portato alla facile comunicazione, ogni domenica mattina, dopo aver acquistato il giornale, si siede su un muretto nella strada e, contornato dalla gente locale, legge ad alta
voce le notizie partecipando attivamente ai commenti che ne seguono.
Nell'età matura svolge attivamente il lavoro di commerciante e di mediatore (quello che in campagna si chiamerà “sensale”).
Si sposa con Domenica Moretti e dal matrimonio nascono ben 12 figli di cui la madre è molto orgogliosa, tanto che impone il nome Fortunato all'ultimogenito venuto alla luce nel 1908. Gli altri figli erano: Attilio (primogenito), Leandro, Mario, Gino e 7 sorelle.
Questa impressionante crescita demografica in seno alla famiglia Mattioni spiega il progressivo ampliamento della casa per poter via via ospitare i vari figli e le loro consorti (infatti
a ciascun figlio veniva destinato un miniappartamento).
La numerosa famiglia Mattioni viveva in perfetto accordo pur differenziandosi nelle occupazioni lavorative, in quanto alcuni componenti svolgevano attività di operai ed altri di commercianti.
Fortunato fin da bambino manifesta una pronunciata simpatia verso la caccia e la pesca, sport che pratica anche durante l'età scolare, marinando spesso la scuola, col tacito consenso dei fratelli maggiori. In età giovanile diventa muratore rivelando una spiccata preferenza verso i lavori di rifinitura che d'altro canto ben si accordano con la sua struttura fisica piuttosto esile e delicata (ben differente da quella più massiccia dei fratelli). Mostra anche un temperamento molto mite e una sensibilità d'animo che gli fanno guadagnare non solo affetto, ma anche incondizionata stima da parte dei suoi congiunti.
Questo suo temperamento gioverà a tutta la famiglia quando, in occasione della divisione dei beni dopo la morte del padre Carlo, riesce con la sua pacatezza a mettere d'accordo tutti gli eredi, superando le molte difficoltà che lo stesso notaio, presente all'atto delle divisioni, non era riuscito a risolvere.
All'età di 22 anni, nel 1930, presta servizio militare in qualità di attendente di un ufficiale di stanza a Torino dove Fortunato, vuoi per la particolare funzione svolta, vuoi per la innata cura nel vestire, ha modo di farsi notare dalle molte bambinaie fra i verdeggianti giardini del Valentino; tuttavia queste non lo inducono al tradimento verso la compaesana Fernanda Tinfena con cui si era fidanzato e a cui sarà fedele per tutta la vita anche dopo il matrimonio.
Infatti nell'aprile del 1932 i due si sposano nell'allora chiesa parrocchiale di S. Lazzaro. Il corteo nuziale si snoda a piedi lungo la strada, ahimè malandata in un certo tratto per i lavori sull'acquedotto. Ma il simpatico Fortunato aveva per tempo provveduto ad inviare agli operai, presenti anche quel giorno, una buona scorta di vino delle Langhe, onde sollecitare i lavori di ripristino in vista del passaggio del corteo.
“Fortunato” può ritenersi tale anche nella vita perché il matrimonio viene allietato di lì a poco dalla nascita di Anna Maria nel 1933 e più tardi, nel 1941, da quella di Carlo Alberto. Le qualità morali di Fortunato ben si accorderanno con il suo comportamento civile. Infatti nello svolgere l'attività di muratore acquista la fiducia incondizionata di una vasta clientela non solo a Sarzana (dove teneva molto attivo un magazzino per le attrezzature di lavoro in via Fiasella), ma anche nella piana di Ameglia dove interviene, sia per portare a termine i lavori di muratura e di imbiancatura delle case, sia per le piccole riparazioni richiestegli da molti proprietari dei quali diventa il confidente, assumendo le funzioni di vero “factotum”. Persino la marchesa Malfanti di Firenze, allora proprietaria della villa e del vasto appezzamento terriero in località Camisano di Ameglia, affida a Fortunato le chiavi della lussuosa abitazione, rendendolo partecipe di delicati segreti famigliari.
Uomo di grande laboriosità e rispettosissimo nei rapporti col prossimo, rappresenta per i figli un modello di comportamento che sarà loro di giovamento nella vita futura.
Il giovane Carlo Alberto, collaborando col padre, apprende la dura realtà del lavoro di manovale; in tale circostanza però ha occasione di mettere a punto personalmente alcuni impianti idraulici che gli danno l'estro per impegnarsi in una attività artigianale che segnerà l'inizio di un fortunato sviluppo. Infatti alla giovane età di 20 anni, nel 1961, organizza una cooperativa di impianti idraulici domestici che vede fra i primi dipendenti l'attuale sindaco di Castelnuovo Alberto Tognoni.
La giovane cooperativa acquista un mezzo di trasporto consistente in un motocarrozzino “Ape” vendutogli per la somma di 50.000 lire in rateazioni di 10.000 lire mensili, da Carla di Garibà (zia dello scrittore Maurizio Maggiani) abitante in via Aurelia.
Ben presto la piccola società esce dall'ambito locale per allargarsi sulle piazze di Carrara e Viareggio, iniziando pure la realizzazione di grossi impianti idraulici.
Nel 1980 Mattioni Carlo Alberto commuta la società impiantistica in quella di commercio all'ingrosso e al dettaglio di impianti idro termo sanitari, con sede in via Palvotrisia.
Attualmente l'azienda Mattioni S.p.a. è una delle più qualificate nel settore, riscuotendo un invidiabile credito verso una vasta clientela.
Completiamo questo quadro ricordando che Carlo Alberto Mattioni si era sposato nel 1970 con Orietta Soli di La Spezia da cui ha avuto due figli: Federica nel 1973, attualmente ragioniera nell'azienda paterna, e Stefano nel 1976, architetto.
Infine ricordiamo la sorella di Carlo Alberto, Anna Maria, sposatasi con Fregosi Eros di Dogana di Ortonovo; ha svolto pur essa brillantemente l'attività di commercio in raffinati articoli per l'abbigliamento femminile, per la durata di ben 40 anni.
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