Famiglia GIOVANELLI
GIOVANELLI, GIOVANNELLI, GIOVANNINI, GIOVANNONI, GIOVANNOTTI: derivano tutti dal nome Giovanni. Deriva dall'ebraico “Yohanan” e significa "dono del Signore" e anticamente veniva dato ai bambini nati dopo molti anni di matrimonio.
La famiglia Giovanelli è documenta già nel 1300 quale celebre casata di mercanti lanieri originari di Gandino, i Giovanelli dominarono per secoli il commercio della lana e dei panni nella val Gandino. Per necessità di commercio alcuni rami si trasferirono nel Trentino, a Venezia, a Jesi, ad Ancona e in Ungheria; dopo la nobiltà bergamasca acquisita nel 1358, dal XVI secolo la casata fu decorata della nobiltà imperiale per i servizi prestati sotto le bandiere dell'imperatore con funzioni militari. Il ramo più illustre fu quello che, ascritto nel 1668 al patriziato veneto, ottenne numerosi feudi, il rango di conti del Sacro romano impero e la dignità magnatizia in Ungheria, dove possedeva vaste proprietà, e infine il titolo di principi dell'impero austriaco. I Giovanelli possedevano estesissimi beni e terre feudali in val Gandino, in val Cavallina e nella pianura bergamasca, nel Veneto, a cui si aggiungevano beni in Austria e nel Trentino.
Il primo Giovanelli registrato nei libri di battesimo della parrocchia di Castelnuovo Magra risulta essere tale Tommaso di Antonio di Matteo muratore battezzato il 24 ottobre 1568.
Franco Girolamo battezzato il 1º ottobre 1730 deceduto il 10 ottobre 1810 fu il 1º sepolto nel nuovo cimitero sotto il castello nelle olive dei signori Pucci e solennemente benedetto il giorno 10 ottobre 1810.
Le notizie relative a questa famiglia, e riferiteci dagli ultimi discendenti, non si spingono oltre la seconda metà del 1800, epoca nella quale alcuni componenti vivevano nella zona di Fiumaretta. Qui nel 1880 nasce un certo Pietro Giovanelli, erede di vari appezzamenti terrieri dislocati in quella zona.
Suo figlio Michele (più noto col nome Alfonso), darà inizio ad uno dei rami Giovanelli di Castelnuovo Magra.
Michele nasce nel 1905 e fin dall'età giovanile avverte un marcato senso di libertà che mal si concilia con la tracotanza fascista di quel periodo. Nel 1923 ha modo di “scontrarsi” con un gruppetto di squadristi con i quali viene alle mani dopo un acceso diverbio nato dall'ennesimo rifiuto, da parte di Michele, di prendere la tessera del partito. Egli, dotato di un fisico molto robusto, ha la meglio su quei facinorosi, riuscendo a scaraventarne un paio nelle acque del fiume. Onde evitare ulteriori “incontri” pericolosi, si arruola nella Guardia di Finanza, prestandovi servizio fino al 1930. In quell'anno infatti si congeda, avendo avuto l'offerta di lavoro come operaio presso il comune di Carrara.
Michele conosce la giovane Sestina Mattioni di Castelnuovo Magra, nipote, per via della madre, dei conti Lazzotti di Carrara, proprietari fra l'altro di estesi appezzamenti di terra nella piana di Castelnuovo dove, in via Canaletto, possedevano una grossa casa.
Alla morte del nonno Materno (Giuseppe Mattioni, marito di una Mattioni), alcune proprietà passano per via diretta alla moglie di Michele la quale diventa proprietaria della casa di via Canaletto, oggi abitata dagli ultimi eredi: qui Michele si ritira a vita privata, amministrando i suoi beni.
Dalla moglie Sestina ha un primo figlio, Lido, nel 1931, a cui seguirà la nascita del secondogenito, Esperio, avvenuta nel 1935.
Michele, di temperamento piuttosto
attivo, si impegna non soltanto nell'amministrazione dei beni di famiglia, ma si dedica anche al commercio del bestiame, attività che condurrà fino alla vecchiaia, e che estenderà sulle piazze di Ortonovo, Carrara, Sarzana e Lunigiana.
Durante la seconda guerra mondiale si ritira con la famiglia a Vallecchia dove rimane fino al termine del conflitto, quando riprende appieno il proprio lavoro di esperto commerciante di bestiame.
Nel 1991 muore, lasciando ai figli Lido ed Esperio una preziosa eredità di onesti sentimenti e di operosità.
Il figlio Lido, primogenito, segue gli studi inferiori a Castelnuovo Magra nelle famose “Baracche” ricordate in altri capitoli, per completare poi il liceo classico a Sarzana, e l'Università a Pisa dove si laurea in giurisprudenza nell'anno 1958: uno dei primi laureati, a quel tempo, nel comprensorio della piana castelnovese. Presta servizio di leva nei reparti
di artiglieria di stanza a Bari, completato il quale intraprende la carriera forense a Sarzana dove si sposerà nel 1962 con Erna Belgiorno di Pistoia, figlia di un ufficiale della Finanza.
Dapprima procuratore legale e poi avvocato penalista e civilista, ha ricoperto importanti cariche, come quella di presidente nazionale dei giudici conciliatori, promovendo congressi a livello locale e nazionale.
Ha ricoperto la carica di presidente nazionale e di vicepresidente europeo dei giudici di pace.
Autore di molte pubblicazioni uscite su riviste giuridiche, è stato nel 1993 autore di un'opera dal titolo “La giustizia di pace”.
Erna e Lido oggi vivono nella casa di proprietà di via Canaletto contornati dall'affetto della figlia Alessandra (pure essa avvocato)la quale ha donato ai genitori tre graziose nipotine: Maria Matilde, Rebecca e Mafalda.
A poca distanza da loro vive anche la famiglia del fratello più giovane Esperio, per molti anni direttore di stazioni di rifornimento carburanti.
Egli, sposato con Teresa Capetta, ha una figlia, Moira, e due nipoti maschi.
Non possiamo ignorare la carriera di Erna, moglie di Lido, la quale è stata per anni insegnante di materie letterarie, ricoprendo, negli ultimi 18 anni di attività professionale, la carica di preside nella scuola media Dante Alighieri del nostro Comune.
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