Famiglia FRECCIA
FRECCIA: cognome molto raro, con alcune presenze in provincia di Torino, Milano e La Spezia dove compare fin dal 1500, al tempo delle invasioni delle truppe lanzichenecche tedesche. Pare che la derivazione sia dalla parola tedesca “Fleche”, in italiano “Freccia”, arma usata da quei soldati.
Il primo Freccia battezzato a Castelnuovo risulta essere Santino di Stefano da Caprignano battezzato il 25 luglio 1585; mentre a Biaggio Fedele, battezzato il 17 novembre 1761, prete, è dovuta l'ultima presenza anagrafica di tale famiglia.
La famiglia Freccia di quel periodo rinascimentale era di condizioni agiate che tali rimangono fino agli anni a cavallo fra il 1700 e il 1800, quando in larga parte del comprensorio castelnovese troviamo vari rami della famiglia sparsi fra Caprignano, la località “La Poggia” e la parte alta di Molino del Piano; lungo il torrente Bettigna un certo Ambrogio Freccia gestiva un molino detto “del Moriolo” oggi semidistrutto.
Nel 1750 nasce a Castelnuovo Magra Pietro Freccia, (nonno dello scultore omonimo), proprietario di vari beni, nel 1798 alla giovane età di 48 anni, muore lasciando in gravi difficoltà la moglie Elisabetta e i 6 figli.
Il primogenito Francesco ventiseienne è già avviato al sacerdozio, Anna Maria e Ambrogio sono ormai adulti; Bartolomeo (1786) e Maria Elena sono ancora minorenni, mentre Giuseppe, ultimogenito, ha appena 5 anni.
Bartolomeo morirà in Spagna nel 1810 a 24 anni, arruolato nell'armata napoleonica, come volontario, forse per fuggire dalle tristi vicende in cui si trovava la famiglia dopo la morte del padre.
Giuseppe Freccia sposa Francesca Nicolai di Noceto, stabilendosi a Castelnuovo dove nel 1814 nasce Pietro, il futuro scultore, e di lì a poco altri 3 fratelli: Clearco, Ermenegildo e Giovanni.
Le disagiate condizioni della famiglia vanno peggiorando a seguito di una grave forma di etilismo di cui è affetto il padre. La famiglia intera si trasferisce allora a Noceto di Castelpoggio ospitata dallo zio materno Don Filippo Nicolai, cappellano in quella frazione. E' quello il periodo in cui a Carrara, sotto il nuovo governo di Maria Beatrice Cybo d'Este, vi è un pullulare di laboratori del marmo dove lavorano scalpellini, modellatori, scultori, sbozzatori, ornatisti ecc.; il giovane Pietro comincia a frequentare gli studi dei noti scultori Francesco Maria Pelliccia e Giovanni Battista Gianfranchi (ambedue di origine sarzanese).
Il Gianfranchi, apprezzando le buone doti artistiche di Pietro, lo conduce con sé a Firenze, insieme con altri giovani, per modellare alcune statue. Essendosi ammalato uno dei compagni e dovendo il Gianfranchi fare ritorno a Carrara, Pietro resta a Firenze per assistere un collega che gli aveva promesso un compenso di 40 scudi se avesse portato a termine un lavoro a lui commissionato.
Ma l'amico, una volta guarito, viene meno alla promessa data, ritornando a Carrara e lasciando Pietro con pochissimo denaro. Tuttavia la pensionante presso cui alloggiava il giovane artista, impietosendosi delle sue tristi condizioni, gli offre gratuitamente vitto e alloggio.
Con i primi guadagni del proprio lavoro, via via sempre più apprezzato, riesce ad avviare un vero e proprio studio di scultore presso il quale chiama anche i tre
fratelli avviandoli alla professione da lui intrapresa.
Non si contano le opere eseguite da questo notevole artista che lo resero famoso fra i suoi contemporanei; ma la sua fama di scultore neo classico è
legata soprattutto
al monumento a Cristoforo Colombo collocato a Genova in piazza Acquaverde.
Questo fu commissionato nel 1850, dopo la morte improvvisa di Lorenzo Bartolini, primo progettista dell'opera marmorea, il quale aveva concepito la figura del grande navigatore in maniera completamente diversa da quella poi rappresentata dal Freccia, il che diede all'opera un carattere personale e tipico del proprio temperamento e delle proprie convinzioni artistiche.
Nel 1854, a seguito di una caduta dall'impalcatura durante le fasi di allestimento del modello in gesso, Freccia subisce una lesione celebrale che lo condurrà a morte nel 1856, dopo un breve soggiorno a Castelnuovo, assistito dalla moglie Maria Casini che gli aveva dato, tre anni prima un figlio, Clearco.
Pietro Freccia venne sepolto nella basilica di S. Miniato al Monte.
La statua in marmo fu eseguita, sul modello in gesso realizzato da Pietro Freccia, dallo scultore carrarino Andrea Franzoni del quale resta un'opera marmorea su Colombo, oggi situata a Molino del Piano, in via Robino.
Questa famiglia è ancora presente con alcuni nuclei famigliari nelle frazioni di Caprignano e Colombiera.
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