Famiglia DOGLIOTTI
DOGLIOTTI: Antichissima famiglia piemontese di Vésime presso Alba, risale al XIV secolo. Il nome deriva da “doglio”, recipiente in terracotta conosciuto già in epoca greca e poi romana (dal latino “dollium”), adatto a conservare vino o altre bevande oppure granaglie. Forse i capostipiti di questo casato erano occupati in qualche attività connessa con l'uso di tale contenitore; infatti nello stemma di famiglia compare questo oggetto accanto ad altre figure. Nell'albero genealogico incontriamo un lontano Orazio, notaio nel 1700, dal cognome primitivo “Duglatus” poi modificatosi col tempo nell'attuale Dogliotti, al quale seguono vari discendenti in cui il nome Orazio ricorre spesso, come era d'uso nelle antiche famiglie, accanto ad altri come Tommaso, Vincenzo ecc. Ad essi corrispondono personaggi ricoprenti cariche di alto prestigio: sindaci, priori, podestà, giudici, vicari, castellani, ingegneri, medici, comandanti al seguito delle truppe regolari piemontesi al tempo di Garibaldi, comandanti al servizio di Napoleone ecc. Ma l'albero genealogico si spinge a ritroso ben oltre il 1700, fino alla 5º generazione antecedente, come appare nello stralcio del documento qui allegato, a partire da un certo Antonio, dottore.
Fra le figure più recenti vogliamo ricordare il grande Achille Mario Dogliotti deceduto nel 1966 a Torino, direttore della clinica chirurgica di quella città, autore di grandi scoperte nel campo dell'anestesia come quella epidurale che porta il suo nome; ma soprattutto famoso nel campo della cardiochirurgia e per gli studi sulla circolazione extrapolmonare, fra i primi al mondo ad applicare tale metodologia. Nella foto tratta da una pubblicazione del settimanale “EPOCA”del 1966 compare il grande chirurgo con la moglie e le figlie. La fama del casato Dogliotti è fra l'altro legata a Orazio Dogliotti, pro-zio di Achille Mario, il quale col grado di maggiore di artiglieria al seguito dell'esercito piemontese durante
la IIIº guerra di indipendenza, partecipò alla battaglia di
Bezzecca nel Trentino (20-21 Luglio 1866) per la conquista di quell'importantissima altura occupata dagli Austriaci.
Lo scontro assai cruento fu vinto dai Garibaldini grazie al provvidenziale cannoneggiamento guidato da Orazio Dogliotti al comando di una batteria di 8 bocche da fuoco (nella foto è riprodotta “La battaglia di Bezzecca”pubblicata nella “Domenica del Corriere”del 1966).
Da Orazio Dogliotti (notaio del 1700) era nato Tommaso che aveva ricoperto il ruolo di ufficiale nell'esercito sardo. Il di lui figlio Vincenzo viene trasferito a Dogana di Ortonovo in qualità di “ricevitore doganale di confine fra gli stati sabaudi ed estensi”. Qui comincia a prendere corpo la storia dei Dogliotti di Castelnuovo: infatti Vincenzo, innamoratosi dei luoghi e…della signorina Bastreri Francesca di Arcola (chiamata in seguito “Fanny”), ed abitante in quel tempo a Castelnuovo capoluogo, convola a nozze con essa, prendendo dimora
nel medesimo paese in una proprietà precedentemente acquistata. Dal matrimonio nascono ben 10 figli fra cui…l'ennesimo Orazio da cui discende in via diretta la signora Laura, nostra relatrice.
Orazio, durante la sua permanenza a Castelnuovo, provvede a rimettere in sesto il vecchio torchio-mulino di Molino del Piano esistente già dal lontano 1841, ma in pessime condizioni, potenziandone anche le tecnologie: siamo nel 1902. Dopo una intensa attività di relazioni commerciali col Perù con cui tratta soprattutto macchine industriali, si sposa con una genovese, trasferendosi nel capoluogo ligure con i quattro figli: Tommaso, Carletto, Maria Rosa e Aldo. Tommaso era nato ad Ameglia nel 1909. Presta servizio militare in cavalleria e, tornato alla vita civile, diventa collaudatore di navi. Nel 1931 si sposa con Giovanna D'Emanuele di Genova dalla quale ha quattro figli: Orazio, Maria Grazia, Margherita e Laura.
L'ultimo conflitto mondiale coinvolge la famiglia Dogliotti, a quel tempo residente a Genova. Infatti a seguito dei violenti bombardamenti aerei la famiglia di Tommaso si trasferisce a Molino del Piano dove prende la conduzione dell'antico frantoio paterno. Ma la guerra non risparmia questa zona di campagna: infatti, a seguito di un bombardamento aereo, l'opificio viene fortemente danneggiato costringendo la famiglia Dogliotti a rifugiarsi in paese, nel palazzo di proprietà in via Roma 65, prendendo alloggio nelle cantine rese più sicure come rifugio antiaereo. Ma gli eventi bellici incalzano e i nostri protagonisti non sono immuni dal soffrirne le conseguenze. Infatti in un pomeriggio, dopo l'armistizio del Settembre 1943, alcuni soldati delle forze di occupazione tedesche si fermano proprio di fronte all'entrata della suddetta abitazione, tenendo a bada, armi in pugno, alcuni prigionieri alleati precedentemente catturati ed ora in procinto di venire trasferiti al Comando centrale. Improvvisamente uno dei prigionieri, eludendo la guardia dei militari, si scaglia contro di essi e, aiutato dai propri compagni, uccide o ferisce chi può, dopo averli disarmati, dandosi poi a precipitosa fuga. Le urla attirano gli abitanti già all'erta, i quali provvedono tempestivamente a trascinare i morti e i feriti dentro l'andito del palazzo Dogliotti, per prestare le necessarie cure ai colpiti, dopo averli adagiati su materassi di fortuna offerti dai padroni di casa che personalmente provvedono all'assistenza.
Fu questo un provvedimento umanitario, ma soprattutto provvidenziale, che evitò, dopo l'immediato sopraggiungere di un drappello tedesco di “SS”, rappresaglie gravissime a tutto il paese, come fucilazioni e incendi che peraltro venivano effettuati altrove.
Durante quel periodo fu fatto un rastrellamento da parte dei nazi-fascisti e Tommaso, trovandosi in quel momento col proprio aiutante presso il frantoio, fu fatto prigioniero e, dopo una breve sosta a Marinella, fu caricato su un treno per essere deportato in Germania. Ma giunto alla stazione di La Spezia, in occasione di una fermata del convoglio, riesce a scendere dal vagone e, grazie ad un invidiabile self-control e all'elegante impermeabile che lo rende “insospettabile”, riesce a dileguarsi, a fuggire verso Molino del Piano e tornare fra le braccia della moglie.
A guerra finita il frantoio viene riattivato e la famiglia vi resta per altri 5 anni, trascorsi i quali si trasferisce di nuovo a Genova nella vecchia casa, depredata di tutto ma ancora in piedi. Qui Tommaso morirà nel 1978, dopo aver lavorato ancora per molti anni come impiegato presso la compagnia di registro navale francese BUREAU VERITAS.
Le ultime testimonianze viventi del ramo “Castelnovese” di questa antica famiglia discendente in via diretta da Orazio, notaio nel 1700, sono i tre figli di Tommaso già ricordati sopra: Orazio architetto abitante a Genova; conserva un vivo ricordo di Castelnuovo dove è nato nel 1947 e dove ha desiderato acquistare parte dell'antico palazzo Dogliotti.
Maria Grazia che nel 1937 è nata a Genova dove attualmente vive. Margherita pure essa abitante nel capoluogo ligure, ma che spesso torna a Molino del Piano presso l'antico frantoio oggi di sua proprietà.
Infine Laura vivente nell'avito palazzo di Castelnuovo Magra dove ha sposato a suo tempo il generale del genio Giorgio Pellegrini col quale ha avuto due figli: Alberto, laureato in informatica e vivente a Massa dove lavora, e Valentina, laureata in matematica, la quale presta la sua opera presso il dipartimento di Fisica dell'Università di Genova.
Altri nomi compaiono nel complesso albero genealogico dei Dogliotti e derivanti da Carletto, Maria Rosa e Aldo, i tre fratelli di Tommaso già sopra citati. Essi sono:
- Maria Rosa, figlia di Carletto, oggi abitante a Genova.
- Giorgio e Marinella, figli di Aldo e abitanti rispettivamente a Chiavari e a Genova.
- Anna, figlia di Maria Rosa, residente a Castelnuovo Magra.
Scegli la lettera